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 -<...e quindi anche questa fantomatica "arte", sfocia in una produzione: il prodotto artistico -in quanto frutto del "Lavoro" per antonomasia ("Artes").>

-<ovviamente:...con tutte le implicazioni note!>

-< Orbene: dato un operatore artistico in esercizio, sia pure attendibile -come conseguenza- l'esistenza di presenze psicofisiche ex-novo. Esse vanno a costituire l'offerta su un mercato dedicato. Questo mercato è fatalmente scisso e ramificato. Tralasciandone le condizioni si può osservare -invece- il parametro altrettanto importante del rapporto intercorrente tra prodotto e suo ambiente. 

Noi ospitiamo nel nostro stesso spazio vitale quelle opere delle arti che più ci paiano assecondare determinate nostre "forma-mentis" (più o meno volubili e durature). Cerchiamo di avanzare ineluttabile ragione di ospitalità.

La produzione artistica, come fenomeno attitudinale umano, è simile ad una secrezione glandolare che -invece- è fenomeno biologico (diretto). Il primo fenomeno diventa tanto più simile al secondo quanto più disinteressata diventi la sua ingenerazione.

L'attività di un operatore-autore (che chiama sè stesso "artista" ...perchè così gli altri possano inquadrarlo in un determinato figuro) può ridursi tristemente ad un continuo ma vano tentativo di vendere qualche pezzo dei suoi, tuttavia infischiandosene dell'ambiente che egli contribuirebbe a caratterizzare.  

 Egli è pronto a dire :-<<...faccio un "questo", poi lo vendo, poi ognuno ne fa ciò che gli garba!>>

...Eppure vuole venderne molti, nevvero? 

-<...beh, si. quanti più possibile>

(e ciò dicasi dell'artigiano che fabbrica porta-bonbon come del maestro che instaura monumenti).


  

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