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 M'impelle di nuovo osservare che quanto è detto con parole tende a divergere da quanto è visibile in immagine: felicissima parola è "sedime" , perchè vibra all'unisono con il percetto visivo; rende l'opera un presente gioviale per l'ambiente ospite.-<< Mi penso a bighellonare in un grosso giardino, e finalmente scorgo gli spuntoni su cui poter alzare le mie suole, pigiare gli arti per guardarmi attorno...e quasi mi vien da darmi delle arie, posandomi sul duro macchinario..>>. Ciascun osservatore può inventarsene una simile, che più gli compiaccia. Sapere che tra le varie c'è anche lo skyline valtellinese...può servirmi solo a dire -<<..ah, vero!..infatti quelle di Frey non sono certo delle vette..ma solo delle "sedute" (semi-sdraiate)>>. Io ho ancora da riflettere sulla sinergia tra immagini e parole, in casi come questi -della presentazione progettuale. E' ovvio che gli oggetti funzionano anche senza parole, eppure pare sia cosa dovuta il legittimare l'opera tramite razioni logiche. Ma spesso è una azione intima (quanta pudicizia vanta, lo spremiagrumi si Stark?.. all'opposto c'è la spontaneità, oppure essa coincide con l'altra?... )



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